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Intervista a Gabriele Tarquini


Fresco di vittoria nella tappa di ieri sull’allucinante circuito di Marrakech, oggi il ns ospite è il leader in classifica della massima serie a ruote coperte.

Gabriele Tarquini ha lottato per diverse stagioni su monoposto alla deriva, con coraggio e con tenacia, doti che lo hanno portato a primeggiare dall’Inghilterra nel BTCC, all’Europa nel ETCC, a tutto il mondo nel WTCC. Taguardo, quest’ultimo, raggiunto l’anno scorso.

Campione del mondo ad anni 47 come fu per un certo Juan Manuel Fangio. Ancora primo ad anni 48 anni come è stato per un certo Mario Andretti.

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Kingmarzio: Come ti sei appassionato al mondo dei motori? Chi è stato il tuo primo “idolo”?

Gabriele: Mio padre affittò nel 68 una pista di kart casualmente e io non potevo non appassionarmi a 6 anni….

Kingmarzio: L’esordio con l’Osella nel gran premio di casa ad Imola. Immagino nessun test e un migliaio di cavalli a disposizione, come andò?

Gabriele: La macchina era da museo, fu solamente un premio della federazione per aver vinto la scuola di pilotaggio CSAI. Da dimenticare.

17Kingmarzio: Analizzando solo i dati mi sembra di capire che la macchina perse di competitività man mano che avanzava la stagione. Non ci furono i fondi per lo sviluppo? Se fu così l’anno dopo perché non arrivò la conferma per la stagione successiva? Rapporti incrinati con il “lupo” cui l’anno prima erano bastati i 25 giri di Imola?

Gabriele: Soldi pochissima, tanta forza di volontà e testardaggine da parte del team. Ho  ancora buoni rapporti con il lupo di Tuoro ma doveva far quadrare i conti con i soldi dei piloti che io non avevo.

Kingmarzio: In alcuni test privati il pilota francese Philippe Streiff rimase paralizzato a seguito di un incidente. Come mai accettasti comunque di correre con l’AGS, un’altra volta, senza fare nemmeno un test? Coraggio, ok, ma in quel caso non si travalicava nell’incoscienza?

Gabriele: Ero a piedi e l’incidente di Streiff fu una tragica casualità.

Kingmarzio: A inizio stagione vai a punti in Messico e li sfiori in altre occasioni. Anche in questo caso sembra che poi ci fu un crollo delle prestazioni, per non parlare delle 2 stagioni successive. Cosa ricordi, nel bene e nel male, dei 3 anni con i francesi? Soprattutto, se fossi arrivato nel team francese prima, avresti accettato di guidare il modello JH22 nonostante l’improponibile livrea sponsorizzata Charro?

Gabriele: La livrea mi interessava poco, la macchina del 88 e 89 era fantastica in rapporto ai soldi che avevano. Sono rimasto troppo tempo con loro fidandomi dei titolari che poi la portarono al fallimento ma ci furono anche delle soddisfazioni nel 89 specialmente in Messico e a Montecarlo prima del ritiro.

Kingmarzio: Con la Fondmetal finalmente riuscivi, a differenza del tuo compagno di squadra, a qualificarti regolarmente. La vettura però era disastrosa sotto il punto di vista dell’affidabilità. Ritieni quella, a dispetto dei risultati, la tua stagione migliore?

Gabriele: Ci manco l’affidabilità, per il resto tanti sforzi per arrivare ad avere una buona macchina, ma quando arrivò (nel 92) i soldi erano già finiti.

Kingmarzio: Come prendeva la questione ritiri quel “duro e puro” di Gabriele Rumi? Tiepidamente? Aldilà di questo fu lui a portarti nuovamente in F1 2 anni più tardi?

Gabriele: Avevo un rapporto stupendo con Rumi, lui si fidava ciecamente di me e fui coinvolto anche nelle scelte del team. Rumi aveva un carattere molto ruvido e duro ma era coinvolto al massimo per realizzare il suo sogno. Ci ha speso anche una fortuna.

Kingmarzio: Dopo un lungo stop e dopo la multi-cappottata occorsa a Katayama al via del GP precedente, decidi di accettare di sostituirlo. È una storia che si ripete, ancora un bel azzardo. Fu un ultimo disperato tentativo di rientrare nel circus? Dopo quella buona gara ci furono altri contatti poi sfumati?

Gabriele: No, Rumi mi impose nel team Tyrrell che lui sponsorizzava, ma non fui mai accettato dagli inglesi che volevano un altro pilota per sostituire Katayama. Non ho avuto più contatti da allora.

Kingmarzio: Cosa e chi ricordi con affetto di quel mondo? Cosa e chi ti ha lasciato, invece, un ricordo più amaro?

Gabriele: Ho vissuto un bel periodo di F1, con Senna, Mansell, Prost, Piquet, Alboreto, Patrese e tanti altri con i quali mi sono molto divertito. Ho tanti ricordi belli ma quello che ricordo con affetto è il complimento di Senna dopo Montecarlo 89, al Paul Ricard per dei test venne nel mio box per complimentarsi, non era usuale farlo tra i top drivers. L’episodio più brutto l’ho vissuto anni dopo al processo per la morte di Senna quando Coulthard disse un sacco di stupidaggini per salvare il suo team.

Kingmarzio: Dopo la F1 ti rimetti in gioco con Alfa Romeo e ti butti nel campionato a ruote coperte più combattuto al mondo, cioè quello inglese, ove sono presenti moltissime case automobilistiche. Come fa un italiano ad andare oltre manica e battere i padroni di casa, sulle loro piste, per di più al primo tentativo?

Gabriele: Avevo tutto per vincere, una macchina fantastica, un team professionale e soldi necessari per far bene. E’ anche vero che la macchina l’avevo sviluppata io insieme con l’ingegner Limone perché all’inizio non andava molto bene.

Kingmarzio: Joachim Winkelhock ti odia? Insomma, prima non lo confermano all’AGS e invece a te sì, poi gli scippi il titolo BTCC…

Gabriele: Non eravamo amici ma solamente un rapporto professionale, lui parlava poco inglese ma non penso mi odi. Non fece una grande stagione perché penso non era pronto per la F1 ma poi, come me, ha avuto più gloria nel turismo.

Kingmarzio: Dopo il BTCC inglese, hai  vinto l’europeo ETCC e l’anno scorso addirittura il mondiale WTCC. Quest’ultima la gioia più grande della tua carriera?

Gabriele: Si, è stata la ciliegina sulla torta della mia carriera. Esattamente 25 anni prima avevo vinto il campionato mondiale kart che era stato veramente un trampolino di lancio per la mia carriere. Poi il fatto di averlo vinto a quest’età sicuramente si apprezza ancora di più.

Kingmarzio: Sapevi di aver battuto il record di Fangio come campione del mondo FIA più “vecchio” di sempre? Se qualcuno te lo fa notare ti inorgoglisce o ti fa girare i maroni?

Gabriele: Il paragone con Fangio è solo statistico anagrafico, non posso paragonarmi ad una leggenda dell’automobilismo che ha vinto 5 mondiali. Sono orgoglioso di averlo vinto a 47 anni.

Kingmarzio: Dopo il primo round sei in testa alla classifica generale anche quest’anno e hai già portato a casa una vittoria. Come mai però è saltata la tappa messicana? Il WTCC soffre la concorrenza di altri campionati magari meno globali e quindi a budget più ridotto?

Gabriele: L’automobilismo sportivo risente della crisi mondiale, i costruttori non spendono più come alcuni anni fa ma non c’entra niente con il Messico che è stato annullato per motivi di ordine pubblico, quell’area è divenuta molto pericolosa per il traffico di droga.

Kingmarzio: Al tuo pari si difendono bene anche altri “vecchietti” come Caffi, Pirro, Morbidelli, Larini, ecc.. Qual è il segreto della Vostra longevità? Siete “troppo forti” oppure c’è qualcosa che non va nelle nuove leve?

Gabriele: Alcuni piloti invecchiano a 25 anni, altri vanno forte fino a 70, dipende tutta dalla testa, nei campionati dove il fisico non è determinante si può essere competitivi per molti anni e l’esperienza può sopperire a molte lacune. Ricordi Mario Andretti, più invecchiava più andava forte.

Kingmarzio: Dati i risultati ottenuti dopo la parentesi F1, come è possibile che non siate riusciti a lasciare il segno? Non bastava essere “troppo forti”?

Gabriele: In macchina per fare risultato hai sempre bisogno del mezzo meccanico, non esistono fenomeni che fanno eccezione. Devi essere nel momento giusto sulla macchina giusta. I miei team di F1 sono spariti tutti dal circus, alcuni prima di me perché erano tutte piccole realtà.

Kingmarzio: Pensi che la tua carriera, come quelli di altri nostri connazionali, sia stata compromessa dalle difficoltà dei team di casa nostra, quale nel tuo caso potevano essere l’Osella, la Coloni o la Fondmetal?

Gabriele: I piloti italiani non sono avvantaggiati dalla realtà Ferrari che fagocita Sponsor, Media e interessi. La vedo dura anche per i giovani.

Kingmarzio: Pensi che la Rossa abbia avuto e abbia un ruolo scomodo per le altre scuderie italiane? Pensi che, volente o no, le soffochi?

Gabriele: Stessa risposta di prima… è dura per qualsiasi realtà motoristica italiana.

Kingmarzio: Pensi che la politica Ferrari di non puntare sui talenti di casa nostra possa essere il motivo per il quale i nostri driver rimangano, da sempre, fuori dal giro dei volanti buoni?

Gabriele: Adesso hanno annunciato una scuola per giovani talenti… è presto per giudicarla, staremo a vedere…

Kingmarzio: Per chiudere ti propongo 2 opzioni:

–          A fine maggio non mancherà alla tappa WTCC di Monza, mi propongo come ospite al tuo box…

–          Quest’estate invece sarò dalle tue parti, mi propongo per un “Brodetto alla Giuliese” dove lo fanno come si deve, per la location mi affido a te…

Quale scegli?

Gabriele: Puoi fare tutte le tue due opzioni, ti aspetto a Monza e se passi da Giulianova ti accompagno a mangiare dell’ottimo pesce. Se non hai problemi di budget il ristorante Beccaceci ha pochi rivali in Italia.

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