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Intervista a Guido Schittone


I più lo ricordano in coppia con De Adamich in un periodo non certo tra i più fortunati con una Ferrari in crisi tecnica e l’uscita di scena a ripetizione di grandi campioni. In un contesto sfavorevole è stato comunque capace di dare brio a Gran Premi che di brio ne avevano veramente poco. Ha inventato un nuovo modo di fare telecronache portandoci alla scoperta di nuovi aspetti tecnici. Ha contribuito alla creazione di Grand Prix, ha diretto e reindirizzato AutoSprint ed è la voce dei campionati Porsche Carrera Cup e del italiano GT.

Ma non solo, è sceso in pista in prima persona come pilota guidando persino una F1, nel tempo libero scoda con il kart.

Una viscerale passione per i motori in genere di lunga data, la conseguente competenza, uniti ad un’assoluta mancanza di peli sulla lingua ne fanno, guarda a caso, un giornalista allo stato brado. “A volte furioso”, anche in questa intervista come consuetudine, non trattiene e non ammorbidisce nessuna delle sue opinioni…

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Si è da poco conclusa la stagione 2009, un’annata anomala che, per molti versi, ha rappresentato “l’anno zero” della F1, non senza polemiche. Chiediamo quindi un’opinione ben informata su alcuni aspetti chiave:

Il caso Brawn GP:

Kingmarzio: Ross Brawn era il personaggio incaricato dalla FOTA per collaborare con la FIA nel redigere il nuovo regolamento. Alla luce di ciò, la vicenda dei diffusori è da considerarsi una “furbata” ai danni degli altri team oppure come l’ennesimo “colpo di genio” della carriera di successi dell’inglese?

Guido: Lo definirei l’ennesimo colpo di genio da parte di un grande uomo di automobilismo che resterà nella storia non tanto per le sue capacità progettuali quanto per l’acume nel sapere strutturare una squadra e, nel caso della Brawn GP, un’azienda. La scoperta da parte del suo staff dei <<buchi>> regolamentari fa parte del gioco. In Formula 1 ogni progettista o tecnico è bravo nel momento in cui riesce a scoprire le zona d’ombra delle normative e infilarsi in queste. E’stato così nel passato, è così oggi e sarà la stessa cosa in futuro. Brawn ha poi gestito la cosa in modo <<furbo>> ma non è colpa sua se gli altri hanno dormito.

Il caso Raikkonen:

Kingmarzio: Partiamo dal prolungamento del contratto fino al 2010 avvenuto a Monza 2008. Durante la stagione i risultati del finnico erano stati indiscutibilmente ben al di sotto delle aspettative. Nonostante avesse già un contratto fino al 2009 a cifre faraoniche, decisamente superiori a quanto percepito dal compagno Massa in quel momento più competitivo in pista, ci fu comunque ed inaspettatamente la nuova firma fino al 2010. Perché? Quali furono i retroscena?

Guido: In Formula 1 i contratti valgono fino a prova contraria e come si vede le prove contrarie si susseguono con estrema regolarità. Non c’è da stupirsi sul fatto che le parti abbiano deciso di interrompere la collaborazione. Dell’arrivo di Fernando Alonso si sapeva già da due anni, era l’opzione che chiunque dava per sicura. Quindi Kimi si ritrovava con un ex due volte campione del mondo che sarebbe arrivato per essere la prima guida-altrimenti  l’investimento non avrebbe avuto senso- e Felipe Massa che volenti o nolenti è pur sempre un pilota gestito da Todt junior, uno di famiglia. Le prestazioni del brasiliano, la sua maggiore capacità di adattarsi al clima professionale italiano e il minor ingaggio percepito (nel 2008 la differenza tre i due era di oltre 10.000.000 di euro) hanno fatto il resto. Cose usuali, direi prevedibili. Semmai Raikkonen è stato spiazzato da un lato dalla crisi che ha colpito la Formula 1 e successivamente dalla scelta Mercedes di passare dalla McLaren alla Brawn.

Kingmarzio: Nonostante la corposa penale, la Ferrari ha comunque deciso di liberarsi anzitempo di Raikkonen, alla faccia di detto contratto.  Indipendentemente dai soldi di Banco Santader che sicuramente hanno il loro peso nella vicenda, cosa ha fatto degenerare i rapporti tra team e pilota nel 2009?

Guido: Raikkonen non è certo il tipo che si fa influenzare da compagni scomodi. E’certo che voglia e pretenda da ex campione del mondo lo status di prima guida, mantenendo però il suo valore sul mercato che, ripeto, fino al 2008 era quello più elevato della Formula 1, con un ingaggio che superava i 20.000.000 di euro l’anno, più dello stesso Alonso e di Hamilton.

Kingmarzio: Per quanto riguarda il 2010 sembra che Kimi si prenda un anno sabbatico in stile Prost. Possibilità in team minori le avrebbe sicuramente avute, specie in un’ipotetica Renault sponsorizzata Nokia. Se non fosse stato per pretese economiche o libertà di partecipare a rally, sarebbe potuto approdare in McLaren. Con una Mercedes che compra la Brawn è ipotizzabile che il “cocco” di Norbert Haug avrebbe potuto piazzarsi senza problemi anche lì. Perché lo stop? Per soldi? Visto quanto accaduto con Massa, per evitare compagni scomodi?

Guido: Credo sia normale per chi ha vinto molto pretendere molto. Accade nella vita figurarsi nello sport. Non essendo un pilota a fine carriera Raikkonen avrebbe corso il rischio di trovarsi nelle sabbie mobili di centro classifica. Ha valutato non ne valesse la pena. Senza un adeguato supporto tecnico-manageriale il rischio è rovinarsi la carriera. Prendiamo il caso semi recente di Villeneuve: per i soldi della Bar ha distrutto quello che di buono aveva costruito. E poi Raikkonen è un tipo assai particolare: ha altri interessi. Per lui le corse sono al primo posto e la passione dei rally è spontanea. E’come un giocatore di calcio di una grande squadra al quale restano aperti spazi solo per formazione da centro classifica in giù. Io sono quasi un ultras del Parma: Panucci è arrivato da noi a fine carriera.

Il caso Mosley:

Kingmarzio: Da una parte  il comportamento della famiglia Piquet che a distanza di un anno, dopo il giustificato licenziamento di Nelsinho, fa esplodere il “Singapore-Gate”. Dall’altra un Briatore che arriva a costruire a tavolino una vittoria in modo così ambiguo. Cosa ti scandalizza di più?

Guido: L’uso dei Piquet, padre e figlio, per montare un caso e quanto a Briatore nutro una profonda stima professionale nei suoi confronti dato che ha cambiato il linguaggio stesso della Formula 1, introducendo parecchie novità, alzando il livello professionale dei team, visti come vere e proprie aziende. Al di là degli aspetti <<volgari>> del personaggio che gli hanno disegnato addosso e dai quali Briatore non ha mai preso le distanze, c’è da riconoscere nel manager un lavoratore in grado di mettersi sullo stesso piano dell’ultimo dei meccanici come del primo dei politici. Su Singapore non mi pronuncio: non ero presente. Può darsi di sì, può darsi di no, può darsi che tutti lo sapessero oppure no. E’chiaro che una storia che esce dopo dodici mesi e guarda caso all’indomani dell’appiedamento di Piquet, <<puzza>>, mi sembra pilotata. E’figlia di una guerra più profonda, quella tra Fia e Fota, tra Ecclestone-Mosley e gli altri. Alla fine della storia la Fia ci ha fatto una pessima figura e la Formula 1 una ancora peggiore.

Kingmarzio: Montezemolo ha dichiarato guerra alla FIA raccogliendo a sè tutti gli altri costruttori ed ha spodestato Mosley. Ora però, a dispetto di quanto siglato nel nuovo Patto della Concordia, deve digerire il voltafaccia di Bmw, Toyota e forse Renault. La via tracciata dal boss Ferrari per il futuro della F1 è quella giusta o forse il vecchio Max non aveva tutti i torti?

Guido: Montezemolo, Mercedes ed altri non hanno inventato nulla. Hanno semplicemente riprodotto, adattandolo ai tempi attuali, lo schema della vecchia Foca, copiando in tutto e per tutto lo schema Ecclestone. Quanto alle Case era chiaro che le giapponesi avessero sbagliato tutto nel loro approccio alla Formula 1 e che se ne sarebbero andate. Presto accadrà alla Renault, che resterà come fornitore comunque perché lo sport fa parte dello spirito e della storia di gruppo. Mosley aveva ragione sulla diminuzione di budget, ma aveva proposto misure non realistiche. Nel 2008 un team come Toyota aveva sfiorato i 500.000.000 di euro in investimenti e la Honda aveva constatato che ogni punto iridato era costato, a fronte dei 14 punti conquistati, circa 21.000.000 di euro. Chiaro che di fronte ai pessimi risultati sportivi, frutto di una scorretta gestione economica e tecnica, queste Case se ne siano andate. Ma da 500.000.000 a 10.000.000 c’è una bella differenza. Cosa ne è del personale, delle maestranze, delle 350 persone che in media vengono impiegate nei team? Ci vuole un equilibrio anche nel proporre e soprattutto la Fota ha realmente avuto la necessità di rivedere le ripartizioni degli utili. Questo, assieme al potere gestionale, è stata il vero casus belli della situazione.

Messa in archivio la stagione appena finita, ipotizziamo qualcosa per il 2010:

Kingmarzio: Dopo tanta confusione per l’anno prossimo sembra tutto più chiaro, con tante accoppiate pilota- auto che sulla carta paiono molto competitive. Chi vedi come favorito e chi come rivelazione?

Guido: Vedo fortissimo Alonso e come suo avversario principale Hamilton, un pilota immenso che ancora non ha dimostrato tutto il proprio potenziale. Spero anche in Vettel, altro tipino da tenere d’occhio. Tra le sorprese tifo per Campos perché i telai sono del mio amico Dallara.

Kingmarzio Per la Ferrari si aprirà un nuovo ciclo, come hai risposto al ns sondaggio (clicca qui)?

Guido: Credo che il ciclo Ferrari non si sia interrotto: anche alla luce del poco felice 2009. La squadra, intesa come struttura aziendale, rappresenta lo stato dell’arte della Formula 1. Nel 2010 non sbaglieranno.

Per chiudere, qualche domanda un po’ più personale:

Kingmarzio: Chi è stato il tuo primo “idolo”, quello che ti ha fatto appassionare a questo sport? In maniera più fredda e distaccata, chi consideri il numero1 di oggi, chi quello di domani e chi quello di sempre?

Guido: Jim Clark, ma in realtà la passione viene da molto più lontano. E’di famiglia. Il migliore di sempre è un postulato. Non esiste, esistono i migliori delle varie epoche e non è detto che uno che era il numero 1 negli anni 80 potesse esserlo anche negli anni 50 o viceversa. I piloti basilari della storia sono partendo a ritroso Fangio, Moss, Ascari, Clark, Stewart, Lauda, Prost, Senna e Schumacher. Questi sono stati gli assi. L’asso tra gli assi, per sentimento, è Senna. Subito dopo Clark, Schumacher, Stewart, Lauda, Prost. Ma è una graduatoria puramente soggettiva: Schumacher, per esempio, potrebbe essere il primo per un altro. Gli ho messo davanti Clark perché è stato il primo pilota moderno nell’accezione completa del termine. E poi io c’ero al GP d’Italia del 1967 e nessuno ha mai rimontato dall’ultimo fin quasi alla vittoria a Monza, soprattutto se aveva quasi un giro di distacco.

Kingmarzio: In tutta la storia della F1 quale monoposto consideri sia stata la più rivoluzionaria o quale è quella che, semplicemente, hai più amato?

Guido: Tutte le Lotus. Sono un <<lotusiano>> della prima ora e in genere molto anglofilo come gusti. Credo che la 72 abbia rappresentato  la mia <<icona>>, non fosse altro per i tanti anni che è riuscita a essere la migliore monoposto al mondo.

Kingmarzio: Raccontaci un po’ la tua storia, come hai fatto a diventare giornalista, dove hai cominciato a scrivere, chi è stato il tuo “maestro”, ecc..?

Guido: Ho iniziato nello stesso giorno a scrivere e parlare. Ho fatto un pezzo per la Gazzetta di Parma, uno per una radio e una telecronaca per una televisione. 19 marzo 1977, prima gara dell’italiano F.3 a Varano de Melegari. Ma erano già sette anni che <<vivevo>> tutti i week end dell’autodromo. Vengo dalla base non dal vertice. Se ho dei meriti la completezza è forse l’unico che ho. Perché l’automobilismo lo conosco a 360 gradi. Non ho mai visto molti colleghi alla corse del campionato Triveneto degli anni 70. Anzi proprio nessuno. Il mio primo maestro è stato Marcello Sabbatini. Sono un suo figlioccio: mi ha insegnato a sbattermi, a essere giornalista, a non mollare e a essere inattaccabile sul fronte etico. Ero ragazzo di <<botte>> e abusivo ad Autosprint e Telesprint nel 1980, nel 1981 sono passato a Rombo e Rombo TV, poi ho scritto i testi per Grand Prix, quando andava in onda su Antenna Nord. Nel 1984, dopo essere stato collaboratore per ogni categoria, dalla Formula 1 al mondiale sport fino alle corse club, sono stato finalmente assunto a Autosprint da Italo Cucci. E da lì ho formalizzato la carriera. Nella realtà, come accennavo prima, vengo da una famiglia malata di corse. Mio padre era medico ortopedico: non abbiamo mai posseduto una berlina in famiglia ma solo auto preparate. Mantengo la tradizione, non mi rassegno alla moda dell’omologazione e chi vuole salire con me deve adattarsi alla scomodità <<relativa>>. Con le corse ho iniziato nel 1960……a una Parma-Poggio di Berceto. Mio papà era amico di un pilota della Ferrari, Pagliarini. E da allora se si poteva via verso le gare: la prima 1000KM di Monza, la F.1 e tutto il resto. Dal 1987 al 2001 ho anche corso: F.Italia, F.Ford, Civt con una Golf e una M3, Ferrari e Porsche. Ho un kart e non riesco mai a girarci. E come tester di Autosprint ho guidato dalla Formula 1 Larrousse all’Audi Imsa fino alla Porsche 962, un’altra icona-sono porschista sfegatato- perché a Le Mans ero quasi sempre inviato. Ma l’automobilismo non è l’unico mio interesse. Ne ho altri in campi opposti: il calcio con il Parma, il teatro di prosa, la narrativa e il cinema. Pazzie di famiglia: sempre mio padre suonava classica, jazz, era un 27 verdiano mentre mia nonna sognava di diventare scrittrice.

Kingmarzio: C’è un collega che apprezzi più degli altri? Uno con cui, invece, hai spesso opinioni diverse?

Guido: Pino Allievi. E’il numero 1 per serietà, competenza. E prima di lui un altro mio maestro che ora non c’è più: Franco Lini, l’uomo che con un’umiltà incredibile mi ha fatto conoscere i segreti di Le Mans. Tra i <<giovani>>  Andrea Cremonesi, un altro che ama le auto. Per avere opinioni discordanti bisognerebbe che qualcuno attraverso i propri scritti o parole proponesse opinioni: purtroppo leggo veline o pettegolezzi di nessun interesse che coprono la mancanza di background specifico, cosa che in automobilismo deve esserci. Esempi? Badoer che torna in F.1 dopo 10 anni senza corse, due anni senza test. Come il signor XY che va a fare un Gran Premio uscendo dall’ufficio. Lo hanno massacrato scrivendo delle scemate colossali, dimostrando di non capire un amato hacca né del mestiere di pilota né di quanto sia difficile. Invece è andato fin troppo bene e lo dice uno che quando si trattò di sostituire Schumacher nel 1999 dopo Silverstone appoggiò la candidatura di Salo non ritenendo Luca adatto al compito. In Italia non c’è cultura e molti capitano nel mondiale senza sapere cosa c’è dietro o snobbano le altre categorie. E’un errore che poi influenza i <<tifosi>> che sanno solo di F.1 e nulla di corse. Infatti gli autodromi italiani sono deserti. Questa non è passione. E’solo presenza a un evento che andrà in tv. Chi ha la passione va all’estero, approfitta delle vacanze-studio, per recarsi a Silverstone o Brands Hatch – ricordo i miei viaggi per la F.5000 da Londra alla stazione di Swanley – frequenta officine, team, meccanici. Ama il rumore e si emoziona. Non tifa Ferrari perché è Ferrari. Tifa tutti e cerca di capire perché la Ferrari è migliore o peggiore.

Kingmarzio: Non ho mai capito perché ti sei staccato da Sport Mediaset, sei ancora in contatto cin gli ex-colleghi? A distanza di anni come sono i tuoi rapporti con De Adamich?

Guido: A dire la verità sono andato a fare il direttore di Autosprint. E per di più con il compito di ristrutturare una rivista che stava perdendo appeal generalista, stretta com’era tra l’informazioni dei quotidiani, della televisione e di internet. Non sono riuscito a svolgere tutto ciò che desideravo ma ho la soddisfazione di non avere guardato in faccia nessuno, di avere gestito una situazione aziendale non felice e di avere dato un’impronta anche polemica. Non si vive solo di televisione. Che poi Mediaset mi sia rimasta nel cuore questo è certo, anche perché amando Milano e standoci benissimo mi trovavo da Dio. Vedo Andrea in qualche occasione professionale e gli altri saltuariamente.

Kingmarzio: Quali progetti hai in corso d’opera? Dove possiamo leggerti  o quando ti rivedremo in televisione?

Guido: Ho appena pubblicato un romanzo di narrativa pura, scorretto e volgare, che presenterò a metà mese a Bologna e Milano e poi in gennaio a Roma e Brescia. Le vendite andranno a un’associazione Onlus che si occupa di cure domiciliari ai bimbi malati di tumore. E’un’altra mia follia ma ne sono orgoglioso. Avrebbe dovuto essere pubblicato da un editore di quelli che piacciono a me- quindi una collana di nicchia- che poi ha dovuto desistere perché assorbito da un grande gruppo, il quale ha deciso di tagliare proprio la narrativa strampalata. Continuerò con le telecronache della Porsche Carrera Cup e Italiano GT per Nuvolari, sto scrivendo l’inserto sui 10 piloti Ferrari e altre cose per Autosprint, poi spero, nonostante sia difficile anche il momento, di potere raccogliere quanto seminato e soprattutto di non trovare un certo ostracismo che si concretizza ogni qual volta qualcuno mi propone per un ruolo importante o si limita ad accennare al mio nome. Sarà perché non ho raccomandazioni o gioco pulito senza tirarmela troppo, senza seguire mode e tendenze o di fare l’ amico di chi può sistemarti? E’quello che ogni tanto mi chiedo.

Kingmarzio: Mi sembra di capire tu sia anche un appassionato di cinema, un film su tutti che consiglieresti?

Guido: I film sono come i libri: quelli di qualità vale la pena vederli tutti. Anche il peggio del meglio. L’importante che ci sia del meglio. Rivedere i film di Welles o Ferreri per esempio per capire quanto possano avere influenzato le nuove leve. Seguire sempre Cronenberg, Lynch, Eastwood, Ceylan, i Cohen e tanti altri, gli asiatici che io adoro come Kim-ki-Duk, Wang-kar-Wai o Kitano, e i cileni delle nuove leve che man mano che passano gli anni stanno diventando sempre più interessanti.  Seguire sempre la qualità. Quella che crea il divertimento della ragione e del cuore e non solo della risata perché ti costringe a porti domande.

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